SALA DEI TOTEM


È così definita la sala centrale del Museo Etnico Arbëresh.
Il nome deriva dalla presenza di due originali strutture in ferro battuto, che contengono materiale iconografico.
Nella sala è ubicata l'uscita di sicurezza; essa è fornita di un balcone che si apre sulla piazza-salotto di Civita.
Anche in questa sala per il visitatore appena entrato la visione spazia in un itinerario ideale da sinistra a destra.

 

 
 

IL PANNELLO DELLA GEOGRAFIA ARBËRESHE
Un ampio spazio bianco mobile è stato utilizzato per dare la visione d'insieme dell'ubicazione delle comunità di origine italo-albanese. Un ideale viaggio ci fa muovere da Villa Badessa in Abruzzo per giungere fino a Piana degli Albanesi in Sicilia.

Il pannello è arricchito da alcune illustrazioni del costume femminile arbëresh e da alcune stampe storiche di dipinti del costume, realizzati nell'ottocento.

FIGURE MITOLOGICHE, UNICUM IRRIPETIBILE
È la rappresentazione della vallja realizzata “all'uncinetto”; la Vallja è stata interpretata e raffigurata dall'arte delle mani d'oro di una civitese novantenne residente a New York. Essa legata alle sue origini ha voluto donare al Museo il frutto del suo lavoro paziente e prezioso.

 

 

LA PROVVISTA DELL 'OLIO
Non è necessario andare indietro nel tempo: anche oggi nelle case dei civitesi appare fondamentale pensare alla provvista dell'olio in un territorio di collina, che è disseminato di piante secolari d'ulivo. La differenza tra oggi e ieri si materializza nei contenitori: oggi l'acciaio fa agio sulla terracotta.

IL PANE: RITO E NECESSITA'
Quasi tutte le abitazioni a Civita avevano il forno. Per cuocere il pane non esisteva un forno pubblico, ogni famiglia provvedeva in proprio. La donna spesso aiutata dalla vicine si alzava all'alba per impastare la farina e avviare una serie operazioni che portavano al traguardo del profumo inebriante del pane appena sfornato. Anche questa usanza è oggi quasi del tutto scomparsa. Una serie di oggetti riassume e testimonia questo rito e questa necessità.

RASSEGNA FOTO STORICHE SULLA COMUNITA'
Uno spazioso pannello raccoglie ventuno foto in bianco e nero, che ritraggono momenti di vita nella Civita degli anni andati. Il servizio fotografico recupera immagini che le famiglie civitesi avevano custodito con la stessa cura dovuta alle cose preziose.

GLI ATTREZZI DEL CONTADINO
Molti erano i lavori in cui era impegnato il contadino durante il ciclo dell'anno, numerosi e vari erano gli strumenti indispensabili per il suo impegno quotidiano a contatto con la terra.

 
 

IL TRASPORTO …UNA VOLTA
Prima che arrivasse “l'ape” o il “fuoristrada” i prodotti dei campi o il carico della legna arrivavano a casa a dorso di asino o di mulo. Questi animali vivevano in simbiosi con l'uomo e a lui erano necessari. Fondamentale era la funzione del basto, che nella tradizione arbëresh aveva una strutturazione diversa da quello in uso tra gli italiani. Va ricordato una specializzazione della falegnameria che curava solamente la produzione del basto.

particolare del "Basto Incrociato" --->

 
 

IL TAGLIO DEL BOSCO
Civita è collocata alle falde del Pollino, per cui è sempre stato forte il legame con la montagna e con i suoi boschi. Hanno sempre vissuto nella comunità famiglie i cui componenti traevano sostentamento dal taglio del bosco.

OGGETTISTICA VARIA
Ogni oggetto ha alle spalle una sua storia. Ogni oggetto stimola la curiosità della ricerca. Ogni oggetto è legato a momenti diversi della vita dell'uomo. Ogni oggetto costituisce la chiave di lettura di una civiltà.

 
 

I DUE TOTEM
Il Totem è una originale struttura espositiva. Si può immaginare come un albero-libro. Il tronco regge una serie di pannelli che possono essere letti in entrambi i versi e che possono essere sfogliati.

a. Il primo totem espone la “ Leggenda di Skanderbeg ”, l'opera pittorica di Franco Magli che nel 1979 ha vinto il concorso di pittura bandito dall'Associazione di Cultura “Gennaro Placco”.

 
 

b. Il secondo totem espone “ C'era una volta un ponte…”, la mostra con la quale la stessa Associazione ha voluto ricordare e raccontare l'epilogo drammatico della secolare storia del Ponte del Diavolo ed ha inteso far ascoltare il grido di soccorso del Ponte d'Ilice.

Integra il secondo totem un maxi poster del “nuovo” Ponte del Diavolo , che scende dalla capriata e domina lo spazio .

 

 
     
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