Nacque a Civita il 21 maggio 1826 da Ludovico e Maria Tudda. Per compiere i suoi studi venne mandato nel collegio italo-abanese di San Demetrio Corone, dove incontrò molti di quei personaggi che sarebbero stati protagonisti della epopea rinascimentale.
Disattese le intenzioni dello zio prete don Domenico, il quale voleva che lui intraprendesse la carriera ecclesiastica : il suo temperamento ribelle ed avventuroso lo portò presto all'impegno politico. Si ricorda di lui la beata incoscienza giovanile, che spesso lo porta a subire le ritorsioni dei familiari delle ragazze, a cui portava provocanti serenate.
Aveva appena ventidue anni quando, accogliendo il proclama dei deputati casentini del 1848, combatté eroicamente a Campotenese e presso il Timpone di Sant'Angelo, dove ferito venne imprigionato.
Dopo un sommario processo a Cosenza venne condannato a morte dalla Suprema Corte Speciale nel 1850; la pena venne poi commutata in ergastolo.
Di carcere in carcere arrivò infine al bagno di Santo Stefano, dove nel 1851 giunse anche Luigi Settembrini.
Dopo qualche tempo Gennaro Placco ottenne di stare insieme nella stessa cella con Settembrini : nacque così una grande amicizia tra i due di cui testimoniano le pagine della maggiore opera (Le Ricordanze) del letterato napoletano.
“Un bel giovane (così Settembrini descriveva GennaroPlacco), una faccia greca, occhi scintillanti, parlante con una certa enfasi albanese, con l'erre come la pronunciava Alcibiade. L'anima sua odora di tutta la freschezza, l'inenuità, la spensieratezza, la candidezza di un fiorente giovinetto. Ingegno vivido e poetico, cuore caldissimo e saldo, amava la libertà e sentì che un ignota potenza gli sollevava il cuore e la mente. Egli è rozzo nelle maniere, anzi talora è selvatico, come albanese e montanaro; ma a me piace assai quella durezza, segno di animo saldo e maschio, quei deciso No e Si senza quella convulsione civile che chiamasi sorriso, senza quelle cortesi parole che sono da intonaco sopra un muro fracido; sotto quella dura scorza palpita un cuore nobile e generoso”.
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